“La definizione di atto medico, una revisione della responsabilità medica, l’adozione di misure volte a rendere attrattiva e a riqualificare la professione, sicurezza sui luoghi di lavoro, un rapporto medico-paziente rinsaldato, la definizione di un nuovo patto per la salute e l’adozione di un approccio “One Health””.
Sono le richieste avanzate dai sindacati medici ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, ALS, GMI, FIMMG, FIMP, SUMAI, SMI, SNAMI, FTM - con il sostegno della FNOMCEO e la partecipazione di CITTADINANZATTIVA: “Investire sui medici per salvare il SSN” è lo slogan di una campagna che prevede una serie di iniziative in tutte le regioni per sensibilizzare i professionisti, che culmineranno in una manifestazione unitaria in programma il prossimo maggio a Roma.
IL MANIFESTO UNITARIO - Le ragioni della protesta sono state illustrate sabato 25 gennaio nel corso di un incontro a Roma, al quale ha partecipato anche il Presidente dell’OMCeO Piacenza Augusto Pagani; nell’occasione è stato presentato il manifesto unitario con il quale si chiede un “cambiamento reale, che restituisca dignità ai medici, accessibilità alle cure e un futuro al nostro Servizio Sanitario Nazionale”. “Vogliamo un sistema - si legge nel documento - che torni a mettere la salute pubblica al primo posto, costruito attorno alle esigenze delle persone e non alle logiche economiche. Serve un nuovo patto per la salute, che nasca dal confronto tra medici, istituzioni e cittadini, per costruire insieme un modello di sanità che sia davvero inclusivo, umano e sostenibile. Il lavoro del medico manca oggi delle tutele più elementari, oltre che dei requisiti minimi di sicurezza delle cure. L’assenza di attrattività della professione, la burocratizzazione, la mancanza di sicurezza, il mutato ruolo sociale, portano oggi i medici, anche delle nuove generazioni, a scegliere sempre più spesso di andare a lavorare nel privato o, peggio, all’estero. Un circolo vizioso che rende ancora meno accessibile la cura ai pazienti per carenze organizzative e di personale. La crescente burocratizzazione sta distogliendo i medici dal loro compito principale: prendersi cura delle persone”.
“Anche l’evoluzione digitale, che dovrebbe essere di aiuto, molte volte diventa una burocratizzazione informatica e invece di facilitare il rapporto umano medico-paziente, lo complica e lo rende sempre più residuale, riducendo di fatto anche il valore stesso della firma e della diagnosi prescrittiva. Dobbiamo ripartire dalla centralità del cittadino e dal suo diritto a ricevere cure di qualità senza ostacoli né barriere. Occorre inoltre rafforzare la parità di genere nella professione sia dal punto di vista economico che per la carriera: le donne medico rappresentano ormai il 60% della professione, con punte del 75% nelle regioni del nord del paese. Si deve mettere al centro del dibattito il tema delle tutele, come maternità e diritto ai tempi di conciliazione, sia tra vita e lavoro, sia nello sviluppo della professione. È necessario intervenire precocemente anche sulla salute del bambino, implementando programmi estensivi di prevenzione, di educazione sanitaria e di promozione di corretti stili di vita. Serve anche una particolare attenzione alle problematiche dei giovani medici, alla programmazione e all’accesso alla professione. Abbiamo vissuto con grande disagio il tempo dell’imbuto formativo. Oggi invece siamo preoccupati dell’imbuto professionale e della pletora medica, frutto ancora una volta di una errata programmazione”.
“Rivendichiamo il diritto come medici di poter svolgere serenamente il nostro lavoro, e come cittadini, di continuare ad avere un servizio di cure pubblico, umano, condiviso e universale, come sancisce la nostra Carta costituzionale. E per poter raggiungere tali obiettivi, riteniamo essenziale: la definizione di atto medico; la revisione della responsabilità medica; rendere attrattiva e riqualificare la professione medica; garantire la tutela dei professionisti e la sicurezza sui luoghi di lavoro; rinsaldare il rapporto medico-paziente; la definizione di un nuovo patto per la salute; l’adozione di un approccio “One Health”.
“Una denuncia a carico di un medico equivale a una condanna senza processo, anche se nel 97% dei casi il medico è innocente - afferma Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED -. Chiediamo quindi di depenalizzare l’atto medico per rendere i professionisti più sicuri come peraltro avviene resto del mondo per rendere le cure sicure”. “Chiediamo - aggiunge Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED - una definizione puntuale di atto medico e la delimitazione delle competenze di ciascun professionista sanitario. L’attuale anarchia dei ruoli e i ripetuti attacchi alla nostra professione, che paga il prezzo più alto in termini di responsabilità professionale, sono inaccettabili e mettono a rischio la sicurezza delle cure”. Per i giovani medici ALS e GMI “investire nel SSN significa anche investire nei medici e sanitari in formazione specialistica, 40.000 giovani professionisti che attualmente, unici in Europa, sono inquadrati come studenti e non come professionisti: chiediamo un cambio d’inquadramento lavorativo incardinato nel CCNL che dia dignità lavorativa, formativa e retributiva ad una intera generazione di giovani medici sul modello di molti altri Stati europei, lasciando alle università la responsabilità della formazione teorica”.
Sul fronte dei medici convenzionati, “la medicina generale - spiega Silvestro Scotti, Segretario Generale FIMMG - sperimenta sulla propria pelle il paradosso di una digitalizzazione che, invece di sostenere, schiaccia il medico sotto la pressione della burocratizzazione informatica. Solo nell’ottica di un confronto costante e costruttivo che veda dialogare la categoria nel suo complesso con le istituzioni, mettendo al centro i bisogni di salute dei cittadini, si può riuscire a ridurre il carico burocratico e fare in modo che l’evoluzione digitale sia realmente una risorsa e non la “forma 3.0” della burocrazia”. Uno sguardo particolare va anche ai pazienti pediatrici. “Oggi - le parole di Antonio D’Avino, Presidente Nazionale FIMP - bambini e adolescenti sono fragili, anime di cristallo non immediatamente visibili. È proprio su queste fragilità e sulla salute mentale che come Pediatri di Famiglia saremo chiamati a intervenire. Ma non possiamo farlo senza risorse e strumenti in grado di valorizzare il medico e l’atto medico, attrarre nuove generazioni di professionisti e costruire una sanità sostenibile nel lungo periodo”.
“Inadeguate le attuali retribuzioni dei medici nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in relazione alle responsabilità e ai ruoli che ricoprono - afferma Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI Assoprof -. È dunque necessaria una revisione delle normative esistenti che potrebbe contribuire a migliorare la situazione, permettendo ai medici di operare in modo più flessibile e di rispondere meglio alle esigenze del sistema sanitario e dei pazienti”. “Le difficoltà che le donne medico, soprattutto quelle di medicina generale vivono sulla loro pelle sono legate alla mancanza di tutele in materia di gravidanza e maternità, malattia, infortuni, alla difficoltà di conciliazione vita/lavoro - - evidenzia Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani (SMI) -. Occorre garantire questi diritti per far fronte alla crescente femminilizzazione della professione”. “Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è al limite - conclude Angelo Testa Presidente SNAMI. Sempre più cittadini sono costretti a pagare di tasca propria per accedere alle cure, mentre i medici dedicano oltre il 40% del loro tempo a una burocrazia inutile che li allontana dai pazienti. Chiediamo l’abolizione di note AIFA e piani terapeutici complessi, che rallentano le cure e aggravano il disagio di professionisti e cittadini”.