Focus sulla malattia renale nel primo appuntamento de “I Giovedì dell’Ordine”, ciclo di incontri a carattere formativo organizzato dall’'OMCeO Piacenza, con la collaborazione della AUSL di Piacenza, con l’obiettivo di fornire aggiornamenti in ambito specialistico.
Protagonista della serata del 17 aprile al Park Hotel il Dottor Roberto Scarpioni, Direttore dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Guglielmo da Saliceto, che ha proposto una articolata relazione sulle patologie del rene, passando in rassegna le relative terapie. Si tratta di malattie estremamente diffuse e in costante crescita, che spesso hanno però un decorso silente, fino a quando i sintomi non diventano molto evidenti: “Quando i reni non riescono più a svolgere la propria funzione - ha introdotto il tema il relatore - si parla di insufficienza renale, che può essere acuta - solitamente insorge nel giro di ore o giorni e può essere reversibile - o cronica, che può insorgere nell’arco di mesi o di anni e per definizione è irreversibile”. L’Unità Operativa Nefrologia e Dialisi diretta da Scarpioni è configurata come sistema "Hub and Spoke", con il centro di Piacenza che segue 98 pazienti pazienti in emodialisi (oltre a tre in emodialisi domiciliare) e 33 in dialisi peritoneale, a cui si aggiungono i circa 90 pazienti nei Centri provinciali di Fiorenzuola, Castel San Giovanni e Bobbio, con circa 30 mila trattamenti di emodialisi per pazienti cronici ogni anno: “Si tratta di numeri imponenti che riguardano persone estremamente delicate, soprattutto perchè l’età media è in aumento - ha evidenziato Scarpioni, ricordando anche i 129 trattamenti eseguiti lo scorso anno su 35 pazienti ricoverati in rianimazione, “che impongono l’uso di strumentazioni differenti”.
Quella della malattia renale cronica è condizione grave associata ad una mortalità precoce, una diminuzione della qualità di vita, e un aumento della spesa sanitaria. Diversi - ha illustrato il dottor Scarpioni - i fattori alla base dell’aumento di incidenza e prevalenza della patologia, dal miglioramento delle cure che permette la sopravvivenza a malattie “rischio competitivo”, all’aumento dei pazienti anziani (aspetto - rimarca il professionista - che rappresenta anche un grande problema sociale), diabetici, ipertesi e con altre gravi patologie. “Se questa tendenza sarà confermata - osserva - avremo un numero di pazienti sempre più alto, con un’aspettativa di vita sempre minore che impatterà sul sistema sanitario in modo devastante”. Diventa quindi sempre più importante intercettare e valutare i pazienti a rischio di una progressione della malattia, è per questo è fondamentale l’alleanza tra specialista e medico sul territorio: “E’ possibile valutare la funzionalità renale attraverso esami semplici e dai costi ridotti: esami del sangue - per calcolare azotemia, creatinina, acido urico, sodio, potassio, cloro, calcio, fosforo - e delle urine, oltre ad eventuali esami strumentali”. Naturalmente è importante incoraggiare le persone a prevenire la malattia renale: “Tenere sotto controllo la pressione, mantenere un peso corretto, in quanto l’obesità si associa all’insufficienza renale e alla comparsa di determinate glomerulonefriti, e correggere i fattori di rischio”. E non bisogna dimenticare l’importanza degli stili di vita: “Evitare il fumo, limitare l’uso del sale, seguire una dieta povera di proteine”. Ma chi sono i pazienti a rischio di sviluppare un problema reale? Spiega Scarpioni: “Chi ha avuto una familiarità per malattia renale - ora si possono eseguire anche screening genetici, che consentono di fornire un indirizzo utile - i pazienti ipertesi, chi ha avuto malattie cardiovascolari e arteriopatia periferica, i pazienti diabetici; in particolare la nefropatia diabetica è ia principale causa di insufficienza renale nel mondo, responsabile di circa il 42% delle persone che sviluppano insufficienza renale terminale: per questo su pazienti a rischio di progredire verso la malattia l’alleanza tra medici di medicina generale, nefrologia e diabetologia deve essere più tempestiva possibile. Anche le infezioni renali ricorrenti, calcolosi o l’abuso farmaci anti dolorifici non steroidei (Fans) possono essere condizioni di rischio per lo sviluppo di una malattia renale”.
Contro la malattia abbiamo diverse armi a disposizione, a partire da nuovi farmaci - come Sglt2 inibitori - che permettono di rallentare la progressione della malattia e ridurre la proteinuria. Il reparto diretto dal dottor Scarpioni ha partecipato e partecipa a studi clinici italiani e internazionali, in particolare nel campo delle glomerulonefriti e nelle malattie rare che coinvolgono i reni, anche per lo sviluppo di farmaci innovativi. Ricordando l’attività portata avanti sul territorio nel corso degli anni, Scarpioni ha voluto citare l’esperienza dell’ambulatorio di pre-dialisi, un percorso di accompagnamento al trattamento dialitico con un team multidisciplinare “grazie al quale riusciamo ad intercettare e curare meglio il paziente, facendo in modo che possa arrivare in dialisi il più tardi possibile e consentendo una miglior qualità di vita: abbiamo visto in questi pazienti, una volta iniziata la dialisi, un aumento della sopravvivenza rispetto a chi non ha seguito il medesimo percorso, grazie all’informazione e all’educazione riescono a diventare attori della propria cura”. Allo scoppiare della pandemia Covid, il reparto lanciò poi il progetto di dialisi a domicilio teleassistita, che grazie a totem mobili ha permesso ai pazienti dializzati di collegarsi via web al reparto ospedaliero ed essere così guidati dal personale durante l’esecuzione della terapia, senza doversi però spostare dalla propria abitazione.
Il relatore ha quindi messo in evidenza le strategie di nefroprotezione che si possono mettere in campo nel paziente con malattia renale cronica, dal controllo della pressione arteriosa e, nei pazienti diabetici, dei valori glicemici, all’utilizzo di ACE-Inibitori e Antagonisti dei recettori per l'Angiotensina II, a interventi dietetici, alla correzione di anemia e iperlipemia, al controllo del metabolismo calcio/fosforo. “Il futuro è già alle porte - ha osservato il dottor Scarpioni, portando l’esempio di alcuni prototipi di rene artificiale portatile oggi in fase di sviluppo - ma ovviamente l’obiettivo è non fare arrivare il paziente alla dialisi: per questo è fondamentale identificare le persone a rischio di sviluppare malattie renali croniche, ritardare l’insorgenza della insufficienza renale, personalizzare le terapie sostitutive, favorire la domiciliarietà del paziente e incrementare il numero di trapianti: come reparto accompagniamo i pazienti - 18 lo scorso anno - affinché arrivino ai centri trapianti il prima possibile, con esami e terapie pronte, un lavoro che ci viene riconosciuto dai centri con i quali collaboriamo”.
Il secondo appuntamento del ciclo di incontri “I Giovedì dell’Ordine” - dal titolo "L’anestesia nel nuovo millennio, fra luci ed ombre" - è in programma il 22 maggio: relatore sarà il Dottor Ruggero Corso, Direttore dipartimento Emergenza Urgenza e Area critica, dell’Azienda Usl di Piacenza.