Se negli anni ’70 del secolo scorso si diceva che “la medicina ha fatto più progressi negli ultimi 30 anni che nei precedenti tremila”, da qualche tempo si sta facendo largo l’idea che la medicina stessa stia compiendo un balzo straordinario in grado di cambiare la qualità della stessa “cura”.

L’avvento delle cellule staminali, delle nanotecnologie e di molti altri interventi è tale da far pensare che essa non si limiti più alla “terapia” dei processi morbosi ma che possa spingersi a “potenziare” il processo vitale, aprendo prospettive del tutto nuove e al limite dell’immaginabile. La medicina potenziativa è stata al centro del Convegno Nazionale “Dalla cura del malato alla “cura” del sano” organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Piacenza e dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, con la collaborazione scientifica della Società Bio-Giuridica Piacentina, ospitato sabato 27 maggio dalla suggestiva cornice della Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni.

La “cura del sano” è un’estensione della normale terapia e in linea con essa, o segna invece una svolta radicale nella pratica clinica e richiede nuovi strumenti di analisi? Questi, insieme alla questione etica e deontologica, alcuni dei temi al centro del confronto che ha visto la partecipazione dei vertici della Federazione Nazionale con la Presidente Roberta Chersevani. “La mia speranza è che l’uomo del futuro possa essere ancora umano – si è augurato il vescovo di Piacenza – Bobbio Gianni Ambrosio portando in apertura i suoi saluti – spero che con il vostro contributo ci sia la possibilità di conservarsi in buona salute, ma soprattutto in buona umanità”. “State per affrontare questioni aperte e legate ad uno Codice deontologico sempre in divenire, come richiesto dal divenire dei tempi – ha detto Tiziana Albasi in rappresentanza del Comune di Piacenza -. Penso che momenti come quello odierno siano necessari in una società in cui i bisogni necessitano sempre più di competenze e nella quale voi medici siete chiamati a svolgere un ruolo determinante”. “Ben vengano questi appuntamenti – ha convenuto il direttore generale Ausl Luca Baldino – ringrazio il presidente Pagani e il Consiglio dell’Ordine di Piacenza, state facendo un grande lavoro in termini di promozione e organizzazione di significativi appuntamenti”.

“Questo piccolo ordine professionale – ha introdotto l’incontro il Presidente di Omceo Piacenza Augusto Pagani ricordando Luigi Conte, segretario FNOMCeO recentemente scomparso (”avevamo spostato la data del convegno per permettergli di partecipare” – ha ricordato) – prova a discutere di grandi questioni con il prezioso supporto di esperti. Affronteremo temi che non hanno ancora trovato una risposta definitiva: il progresso apre a tante prospettive anche in campo medico, ma ci sono limiti a questa nuova medicina o solo diritti? E quali limiti porre per non ostacolare il progresso?” “Nonostante il recente workshop sul tema tenuto a Roma – ha aggiunto la presidente della Federazione Chersevani – abbiamo sentito la necessità di proseguire il discorso su una questione che continuerà ad accompagnarci per tutti gli anni nei quali faremo questa professione; da parte nostra dovremo sempre essere pronti a vigilare”.

UMANO E FUTURO – L’uomo del futuro sarà ancora umano? Questa la domanda che ha aperto il convegno: “Sul futuro non sappiamo nulla, non lo prevediamo – ha ripetuto più volte Mario Jori (Professore Ordinario Filosofia del Diritto, Università Statale di Milano) nel suo intervento, partito dalla parola “umano”: “E’ un termine che importiamo da varie discipline, quello che ci interessa è la sua portata normativa: nell’umano vi è una lista di proprietà che non si deve togliere, o che manca ma si deve mettere. Stiamo attenti a considerare l’umano come misura di ciò che è bene o male, serve una modestia che molte delle dottrine potenziative non hanno”. “Non sappiamo quello che succederà alla specie nel futuro – ha aggiunto in un altro passaggio -, non sappiamo neanche se non cambiando le cose non cambieremo, poiché i cambiamenti avvengono anche in costanza di situazioni; solo esaminando il passato possiamo valutare tutto quello che mano a mano ci si propone”.

Jori ha ricordato come la medicina negli ultimi secoli abbia rivoluzionato le proprie discipline, e, di conseguenza, il mondo: “La durata media della vita si è triplicata e magari raddoppierà ulteriormente, da queste esperienze dobbiamo trarre idee per affrontare le nuove situazioni”. “Oggi si parla sempre più di ingegneria genetica – ha aggiunto – ma l’uomo in qualche modo è sempre stato ingegnere genetico su se stesso, penso all’ibridazione delle piante ma anche alla famiglia, una sorta di semiclonazione; non dimentichiamoci che in tempi remoti la legittimità del sangue era tutto”.

TERAPIA E CURA – Dalla differenza tra terapia, che ha per oggetto la malattia, e cura, che ha per oggetto il malato inteso come individuo, è partito lo storico della medicina Giorgio Cosmacini, sottolineando come da alcuni decenni la medicina si sia fatta promotrice di una serie di “promesse tentatrici” collegate ad una forte ascesa tecnologica: “Ma all’aumento della durata della vita si è accompagnato un declino del benessere percepito. Nella realtà odierna l’efficienza delle prestazioni è da molti sovente considerata preponderante rispetto all’efficacia delle prestazioni stesse”. “In una azienda sanitaria – ha proseguito Cosmacini – il management ci deve essere, così come il budget, ma  il funzionamento non va però fondato su spesa e ricavo, ma su investimenti e produzione di salute, sulla base di criteri di etica economica”. “La medicina evoluzionistica – ha concluso – ci ricorda che fino a una certa età la natura dispensa salute nell’interesse individuo, dopo una certa età produce malattia nell’interesse della specie. La medicina è un prodotto culturale, per questo il medico curante deve essere un medico colto”.

IL CODICE DEONTOLOGICO – Ad analizzare il codice deontologico, la cui ultima versione risale al maggio 2014, è stata la Presidente FNOMCeO Roberta Chersevani, che si è soffermata sulla distinzione tra paziente e persona (“l’articolo 20 è il più importante e caratterizza il rapporto tra medico e persona, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura”) per poi concentrarsi sul concetto di salute, declinato nel corso degli anni in diverse accezioni: da quella proposta dall’OMS nel 1948 (salute definita come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”), a quella della Carta di Ottawa, che parla di “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” per raggiungere il quale “un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte”; la salute in questo caso è vista come “una risorsa per la vita quotidiana, non è l’obiettivo del vivere”.

Anche il codice deontologico – ha quindi ricordato la Presidente Chersevani – parla di persone sane, o non malate: lo fa nell’articolo 5, sulla “Promozione della salute, ambiente e salute globale”, e nel 32, dove si definiscono i doveri del medico nei confronti dei soggetti fragili. Nell’ultima versione abbiamo ritenuto di aggiungere 4 articoli che valutiamo importanti, dal numero 76 al 79, il primo dei quali ha affrontato per la prima volta la medicina potenziativa”.

L’articolo così recita: “Il medico, quando gli siano richiesti interventi medici finalizzati al potenziamento delle fisiologiche capacità psico-fisiche dell’individuo, opera, sia nella fase di ricerca che nella pratica professionale, secondo i principi di precauzione, proporzionalità e rispetto dell’autodeterminazione della persona, acquisendo il consenso informato in forma scritta. Il medico, nell’esercizio di attività diagnostico-terapeutiche con finalità estetiche, garantisce il possesso di idonee competenze e, nell’informazione preliminare al consenso scritto, non suscita né alimenta aspettative illusorie, individua le possibile soluzioni alternative di pari efficacia e opera al fine di garantire la massima sicurezza delle prestazioni erogate. Gli interventi diagnostico-terapeutici con finalità estetiche rivolti a minori o a incapaci si attengono all’ordinamento”. Ma la tecnologia ci renderà più umani o toglierà invece umanità? E’ l’interrogativo con il quale Chersevani, citando il dottor Aldo Pagni, già presidente FNOMCeO e componente della Consulta deontologica, ha concluso la sua riflessione: “Oggi il turbinio tecnologico rischia di sconvolgere i parametri etici tradizionali”.

IMMORTALITA’ E VISIONE LAICA – Il diritto all’immortalità visto da due diverse prospettive, laica e religiosa, è stato invece al centro degli interventi di Maurizio Mori, Professore Ordinario Bioetica (Università di Torino), e Adriano Pessina, Professore Ordinario Filosofia Morale (Università Cattolica, Milano). Richiamando la tradizione filosofica e il dualismo tra realtà fisico materiale e metafisica, Mori ha spiegato come la prospettiva laica accolga la finitezza umana e quindi la mortalità; in questa visione il senso di immortalità è legato a quella che si può definire la “memoria imperitura”. “La medicina potenziativa – ha detto – sta cambiando radicalmente la concezione sull’immortalità corporale, ma si tratta di un cambiamento nuovo nella storia o già implicito nel passato?” “Ritengo – la sua risposta – che nel nostro tempo sia cambiato il livello di potenza, oggi troviamo qualcosa in più rispetto al passato: se nella filosofia della medicina tradizionale la terapia era in ausilio al finalismo naturale, con la medicina potenziativa abbiamo invece conquistato la capacità di controllarlo. Qui sta il punto centrale del cambiamento, con l’idea che possiamo modificare noi stessi stiamo entrando in una fase nuova”.

IMMORTALITA’ E VISIONE RELIGIOSA – Pessina ha invece affrontato il tema dell’immortalità dalla prospettiva religiosa, illustrando i tre “cespiti” di tale visione: il primo scaturisce dal tentativo di sanare la possibile contraddizione di un uomo che nasce “progettato” per alcuni fini ma è incapace di raggiungerli; il secondo ha un fondamento di natura etica, e riguarda il risanamento dell’ingiustizia patita durante la vita terrena; l’ultimo riguarda la condizione antropologica di un “Io” che si pone come assoluto e cerca come interlocutore un altro assoluto, Dio.  “La cosa fondamentale da tenere presente – ha voluto evidenziare Pessina – è che la tradizione religiosa non elimina la morte, ma la richiede; l’immortalità comporta una trasformazione che avviene sempre tramite la mediazione della morte, che segna un passaggio”.

DAL WORKSHOP FNOMCeOMaurizio Grossi, Presidente OMCeO Rimini e Coordinatore Consulta deontologica nazionale FNOMCeO ha portato il contributo del recente Workshop sulla medicina potenziativa promosso dalla stessa Federazione: “Mentre la medicina ha una funzione riparativa con lo scopo di prevenire, mantenere, e ristabilire la salute – ha introdotto l’argomento – quella potenziativa potenzia attributi fisiologici tramite un processo non raggiungibile naturalmente: parliamo ad esempio di potenziamento genetico, biologico o neurocognitivo”. “Oggi i miglioramenti tecnologici ricadono sulle speranze terapeutiche, ponendo allo stesso tempo grandi problematiche che investono valori come la vita, la salute, fino alla dignità e all’uguaglianza tra le persone”. “La differenza tra medicina curativa e potenziativa – ha quindi approfondito il tema Grossi – è che la prima si conclude quando il paziente è guarito, mentre la seconda attiene ad interventi potenzialmente infiniti; il potenziamento rappresenta infatti una tappa di un processo in continuo divenire sotto la spinta del progresso tecnologico”.

Progresso che ha ristretto in pochi anni scoperte che in passato richiedevano secoli: “Ma un tempo così rapido – la sua riflessione – non può che porre nuovi interrogativi dal punto di vista etico e giuridico”. Di fronte a questo scenario sono due le filosofie di pensiero contrapposte, quella dei cosiddetti “perfezionisti” e quella dei “bio-pessimisti”: “Per i primi il corpo è come una macchina imperfetta, e si possono quindi utilizzare gli strumenti che la scienza mette a disposizione per migliorarlo; opposta la visione dei “tecnofobi”, per i quali esistono limiti all’uso delle moderne tecnologie secondo l’assunto per il quale l’uomo ha anche responsabilità, non solo libertà”.

LA TAVOLA ROTONDA – A chiudere il convegno una tavola rotonda: l’obbligazione, di mezzi o di risultato, del medico “potenziativo”, l’obiezione di coscienza nel caso di una richiesta “potenziativa” e il confronto tra gli articoli 73 e 76 del codice deontologico gli argomenti al centro del dibattito tra Filippo Anelli (Presidente OMCeO Bari, Consulta deontologica nazionale FNOMCeO), Maurizio Benato (Membro Comitato Nazionale Bioetica), Giorgio Berchicci (Presidente OMCeO Isernia, Consulta deontologica nazionale FNOMCeO), Claudio Buccelli (Professore Ordinario Medicina Legale, Università di Napoli, Membro Consulta deontologica nazionale FNOMCeO) e Stefano Falcinelli (Presidente OMCeO Ravenna, Consulta deontologica nazionale FNOMCeO).

FORMAZIONE, INCONTRO CON I GIOVANI MEDICI – Aumentare le borse di studio per le Scuole di Specializzazione Mediche e per il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale. E’ la richiesta avanzata da una delegazione di giovani medici che a margine del convegno ha incontrato la Presidente Roberta Chersevani e il Comitato Centrale FNOMCeO. I giovani medici hanno presentato un documento (in allegato) redatto da Nicola Arcelli, Revisore dei conti OMCeO Piacenza, che nel giro di poche ore ha raccolto 600 adesioni e con il quale si chiede di adeguare urgentemente la formazione medica alle necessità del SSN. Evidenziando l’ulteriore ritardo nella pubblicazione del bando di ammissione alle Scuole di Specializzazione Medica, che “determinerà l’inevitabile aumento del numero dei candidati, 17000 medici per circa 7000 posti disponibili”, nel documento si traccia un quadro preoccupante per il prossimo futuro: “Si sa con certezza che nei prossimi 10 anni usciranno per pensionamento dalla professione 47.300 medici specialisti, 8.200 tra medici universitari e specialisti ambulatoriali, 30.000 medici di medicina generale 
e che con la attuale offerta formativa non potranno essere sostituiti”.

“Se non verranno aumentate da subito le borse di studio per le Scuole di Specializzazione Mediche e per il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale – è l’allarme lanciato – fra pochi anni il Sistema Sanitario Nazionale non sarà in grado di garantire la assistenza né sul territorio né in ospedale”. Per questo la delegazione ha chiesto alla FNOMCeO farsi promotrice delle istanze dei giovani medici al Ministro Valeria Fedeli ed alle autorità competenti.

Tutte le immagini del Convegno

Saluto autorità

Presentazione convegno - Dott. Augusto Pagani, Dott.ssa Roberta Chersevani

Introduzione - Dott. Marcello Valdini

L’uomo del futuro sarà ancora “umano”? - Prof. Mario Jori

Cosa vuol dire curare: dalla malattia alla cura - Dott. Giorgio Cosmacini

Deontologia medica tra malato e quasi malato - Dott.ssa Roberta Chersevani

Il diritto all’immortalità in un prospettiva laica - Prof. Maurizio Mori

Diritto all’immortalità in un prospettiva religiosa - Prof. Adriano Pessina

Seconda sessione - Dott. Maurizio Grossi

Tavola rotonda: L’obbligazione del medico “potenziativo” è di mezzi o di risultato?

Tavola rotonda: L’obiezione di coscienza è invocabile nel caso di una richiesta “potenziativa”?

Tavola rotonda: Gli articoli 73 e 76 del CDM a confronto