Giornata interamente dedicata alla previdenza del Medico e dell’Odontoiatra quella di sabato 17 novembre, con il partecipato convegno promosso dall’OMCeO Piacenza – dal titolo “ENPAM – per una Previdenza e Assistenza condivise“- che ha visto alternarsi al Park Hotel relatori di rilievo.

Una tematica, quella previdenziale, oggi particolarmente sentita – come sottolineato nella sua introduzione dal Presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’Ordine Provinciale Marco Zuffi: “La pensione rappresenta uno strumento fondamentale e un reddito fino a fine vita, spesso l’unico certo per tante famiglie. Se qualche decennio fa i lavoratori, e quindi anche medici e odontoiatri, potevano guardare alla propria vecchiaia con maggior sicurezza, negli ultimi anni le cose sono cambiate a causa di una serie di eventi che hanno portato ad una destabilizzazione globale”. “Ci troviamo in una sorta di “tempesta perfetta”, all’interno della quale vorremmo raggiungere un porto sicuro per l’età più fragile, che è quella della nostra pensione. Ed è per questo che guardiamo con grande attenzione, apprensione, ma anche speranza, ad un sistema previdenziale che ci garantisca una vita serena al termine della nostro lavoro”.

LA FONDAZIONE ENPAM – A presentare le attività della Fondazione ENPAM, interessata di recente da una riforma dei regolamenti e statutaria, è stato il Vicedirettore Generale Vittorio Pulci, presente a Piacenza con il Direttore Generale Domenico Pimpinella: “Un Ente – lo ha presentato – che vuole passare da semplice riscossore di contributi a erogatore non solo della pensione, ma di tutta una serie di servizi”. Come funziona la Fondazione? Si compone di due fondi: quello di previdenza generale, diviso in due gestioni (Quota A e Quota B) e quello della medicina convenzionata ed accreditata, diviso in tre gestioni (medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali e specialisti esterni). “Nel primo – ha illustrato Pulci – è il professionista che paga, la quota A per la semplice iscrizione all’albo, la quota B per l’effettivo esercizio della professione e la produzione di un reddito professionale; al secondo fondo sono invece iscritti tutti coloro che ricevono contributi versati da un datore di lavoro”.

Il criterio sul quale si regge l’intero sistema pensionistico è quello della solidarietà: “Chi lavora oggi con i propri contributi paga le pensioni di colui che ha già lavorato, sperando di ricevere lo stesso trattamento quando cesserà l’attività. Ogni anno quindi tutti i contributi che arrivano alla Fondazione hanno come prima destinazione il pagamento corrente della pensione; la parte eccedente confluisce nel patrimonio, che ha un rendimento con il quale a sua volta si vanno a finanziare le pensioni in erogazione”. “Stiamo però cercando di utilizzare il patrimonio anche per sviluppare la professione e dare più opportunità di lavoro ai liberi professionisti, medici e odontoiatri: a tal proposito abbiamo stanziato circa 150 milioni finalizzati allo sviluppo della ricerca in Italia”.

Pulci ha sottolineato la necessità di “mantenere saldo il patto tra giovani e anziani”. “Quando chiediamo a questi ultimi qualche sacrificio in più, lo facciamo perché siamo consapevoli che i giovani non si trovano nelle condizioni di accesso all’attività dei loro padri e perché sconteranno maggiormente le modifiche regolamentari fatte dalla Fondazione, in particolare l’aumento delle aliquote contributive e la diminuzione dei rendimenti dei contributi versati”. Nel 2015 la Fondazione ha operato una modifica al proprio Statuto, con l’inserimento, fra gli obiettivi, della realizzazione di interventi di promozione e sostegno all’attività e al reddito dei professionisti iscritti (Art. 3, comma 2): “Questo è stato declinato nel cosiddetto “progetto Quadrifoglio”, che a fianco di assistenza e previdenza ha inserito il supporto al lavoro e il sostegno alla salute quali nuovi ambiti di intervento”.

Il relatore ha quindi illustrato alcune delle misure messe in campo dall’Ente in questo senso, dal sostegno alle libere professioniste a tutela della genitorialità (con indennità di maternità, tutela della gravidanza a rischio e bonus bebè per le spese di baby sister e nido entro i primi 12 mesi di vita del bambino), alla polizza per la long term care, che in caso di perdita dell’autosufficienza darà diritto a 1.035 euro mensili non tassabili, fino alla costituzione del fondo sanitario integrativo e al bando per i mutui per casa e studi professionali. “Stiamo cercando – ha concluso Pulci – di costruire un futuro più articolato rispetto ai vecchi enti di previdenza, mettendo a disposizione un sistema di welfare a 360 gradi. Lo sforzo che si sta facendo va nella direzione di offrire qualcosa di tangibile, non solo nel periodo del pensionamento ma anche durante la vita lavorativa”.

DA PIACENZA A ROMA – I compiti e le responsabilità degli ordini provinciali in ambito previdenziale sono invece stati al centro della relazione del Presidente dell’OMCeO Piacenza Augusto Pagani: “Siamo chiamati ad un compito non facile – ha tenuto a sottolineare -, parliamo di un ente con un patrimonio di 20 miliardi che presenta bilanci da centinaia di pagine, tutt’altro che semplici da leggere per un medico; per questo, fin dall’inizio del mio primo mandato, abbiamo deciso di affidarne l’analisi ad un revisore contabile di fiducia, sulla cui valutazione abbiamo basato i nostri giudizi, non sempre coincidenti con quelli della Fondazione”. A questo proposito Pagani, con documenti e testimonianze, ha richiamato i dubbi da più parti avanzati negli ultimi anni su alcuni dei bilanci presentati e sull’effettiva sostenibilità del sistema previdenziale, fino ad arrivare all’esposto presentato in Procura nel 2011 da cinque ordini provinciali: “L’esperienza del passato ci deve servire per il futuro: se la Fondazione non fornisce risposte concrete e convincenti a chi le chiede, i dubbi non possono essere dissipati e la fiducia ristabilita fino in fondo. Da parte nostra vorremmo un’informazione più trasparente, semplice e diretta”.

“Dal 2012 – ha ricordato il Presidente – l’Ordine di Piacenza non approva il bilancio della Fondazione ritenendo – sulla base delle valutazioni del nostro consulente di fiducia – una scarsa redditività del patrimonio, eccessive spese di gestione, un reale rischio di anticipo della “gobba previdenziale”, criteri di redazione non sufficientemente prudenziali e una carente informativa necessaria ad analizzare dati di gestione e metodo di contabilizzazione”. “Non c’è nulla di illegittimo in ciò che la Fondazione fa, – la precisazione di Pagani – vorremmo solo vi fossero affermazioni maggiormente prudenti e informazioni più complete: alcune domande da noi poste, tra cui quelle su valore e gestione degli immobili, non hanno ancora trovato risposte”. “La trasparenza – ha voluto ribadire – deve essere assoluta. Il dialogo è necessario, perchè gli obiettivi sono gli stessi: chiediamo di essere informati in maniera adeguata e corretta per prendere decisioni responsabili ed essere a posto con la nostra coscienza nei confronti dei giovani colleghi, ai quali dobbiamo dedicare molta attenzione”.

LE CONSULTE – Ad analizzare il ruolo delle Consulte all’interno della Fondazione è stato Ugo Tamborini, Segretario OMCeO Milano e Membro Consulta ENPAM Medicina Generale. Si tratta di organismi di rappresentanza delle categorie mediche contribuenti; il nuovo Statuto (Art. 21) prevede l’istituzione di quattro Comitati Consultivi, uno per ciascuna delle gestioni previdenziali della Fondazione, ad esclusione della Quota A. Di base elettiva, sono composte da un rappresentante per ciascuna regione, ad eccezione del Trentino Alto Adige, e da un rappresentante per ciascuna delle province a statuto speciale di Trento e Bolzano. A loro si aggiungono: per la “Quota B”, un rappresentante per i liberi professionisti non dipendenti iscritti al solo Albo dei Medici chirurghi, uno per i liberi professionisti non dipendenti iscritti all’Albo degli Odontoiatri e un rappresentante degli iscritti dipendenti che contribuiscono in base all’attività svolta in regime di intra moenia; per la medicina generale, un rappresentante per la categoria dei medici di medicina generale, uno per i pediatri di libera scelta e uno per la categoria dei medici addetti ai servizi di continuità assistenziale ed emergenza territoriale.

Fra i compiti delle consulte (Art. 23), quelli di eleggere un componente del Comitato nel Consiglio di amministrazione della Fondazione; di esaminare i bilanci preventivi e consuntivi ed i bilanci tecnici relativi alla gestione, trasmettendo tempestivamente eventuali osservazioni in merito al Consiglio di amministrazione; di esprimere pareri su questioni particolari nascenti dall’applicazione del Regolamento della gestione rappresentata; di formulare proposte per l’attuazione e le modifiche del Regolamento e indicazioni di carattere generale concernenti le norme per la contribuzione alla gestione. I pareri dei Comitati hanno però carattere consultivo: “Un aspetto imposto dal Ministero – ha spiegato Tamborini -, ma se da una parte con il nuovo Statuto le consulte sono state elevate a organi statutari, dall’altra sono state svuotate di uno degli aspetti fondamentali. In caso di modifica di un regolamento del quale si è rappresentanti bisognerebbe essere d’accordo: in passato si aveva potere di veto, oggi non più”. “Ritengo – la sua riflessione conclusiva – sia giunto il momento di dare un senso alle Consulte, la cui esistenza andrebbe maggiormente pubblicizzata, in particolare attribuendo loro un nuovo ruolo istituzionale di raccordo tra l’Ente e gli iscritti delle diverse categorie e stimolando l’attività di aggiornamento previdenziale da parte dei consultori nelle varie province”.

QUALE FUTURO PER LA SANITA’? – Del futuro prossimo della sanità ha parlato Renato Mele, Membro della Consulta ENPAM Libera Professione – che ha aperto il suo intervento citando l’ex presidente statunitense Ronald Reagan: “Il miglior programma di welfare è un posto di lavoro”. “C’è e ci sarà un confronto tra generazioni, che può essere di collaborazione o di conflittualità – ha osservato -; quello che serve è la saggezza previdenziale, perché la previdenza, quando esercitata bene, è portata per natura a guardare avanti”. “Per tanti anni – ha proseguito – abbiamo vissuto con una concezione “tolemaica” del medico come centro dell’universo, serve invece una visione “copernicana” perché al centro del mondo c’è l’economia che condiziona molte scelte e attività”. Partendo dalla considerazione sul deludente tasso di crescita del nostro Paese, Mele ha analizzato le conseguenze sul sistema sanitario: “Il problema della sostenibilità – ha detto citando il rapporto Gimbe del 2017 – non è solo di natura finanziaria, perché un’aumentata disponibilità di risorse non permette di risolvere tutte le criticità, quali ad esempio gli effetti negativi degli eccessi di medicalizzazione, l’incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione, o gli sprechi”. “Le risorse della sanità pubblica sono ridotte, sempre più aumentano i contratti libero professionali con modesti livelli di retribuzione, mentre cresce il numero delle persone costrette a coprire di tasca propria le spese sanitarie e di coloro che rinunciano alle cure per difficoltà economica”.

Quali possono essere dunque gli sbocchi lavorativi futuri? Per Mele l’evoluzione demografica della categoria medica può essere un problema, ma allo stesso tempo un’opportunità: “Diminuendo il numero dei medici, i giovani potranno ritagliarsi nuovi spazi professionali, attenzione però alla concorrenza di altre figure sanitarie”. Altro fattore riguarda il ruolo della tecnologia e dei sistemi robotizzati nel mondo del lavoro, destinati a coinvolgere sempre più da vicino anche la professione medica: “Il bioingegnere forse sarà il medico del futuro e l’intelligenza artificiale diventerà uno dei nuovi contendenti professionali”.

LA VOCE DEI GIOVANI MEDICI – Il convegno, al quale non ha potuto partecipare – causa motivi di salute – la Vice Presidente del Comitato Nazionale Bioetica Mariapia Garavaglia – ha dato voce anche a tre giovani professionisti dell’Associazione Italiana Giovani Medici, il presidente Emanuele Spina e i vicepresidenti Ambra Masi e Giorgio Sessa. “Ancora prima di ottenere una stabilità lavorativa – ha spiegato Masi – ci sono due macigni che gravano sui giovani medici, una parcellizzazione contributiva che non permette una facile previsione di quella che sarà la situazione previdenziale e pensionistica, e il ritardo nella maturità contributiva”. “Si sta creando un conflitto generazionale – ha aggiunto Sessa – i giovani dovrebbero avere lo spazio esprimersi sul proprio futuro”. Anche Spina ha auspicato un maggior coinvolgimento: “Si chiede ai giovani contribuenti di sostenere i colleghi più anziani quando spesso i pensionati continuano a lavorare sottraendo così opportunità. Se chiediamo ai giovani sacrifici e una prospettiva contributiva diversa facciamo però intanto qualcosa per loro”.

L’evento è stato supportato dalla partecipazione, per tutta la durata dei lavori, di funzionari ENPAM che hanno fornito informazioni agli iscritti sulle singole situazioni previdenziali. Presente anche una postazione di SaluteMia, Società di Mutuo Soccorso dei Medici e degli Odontoiatri, che ha fornito agli interessati informazioni e materiale illustrativo delle attività svolte.

LE RELAZIONI

Saluti – Augusto Pagani

Presentazione convegno – Marco Zuffi

ENPAM, non solo previdenza – Vittorio Pulci

Dalla provincia a Roma – Augusto Pagani

Virtù e servitù delle Consulte – Ugo Tamborini

La sanità che verrà – Renato Mele

La parola ai giovani – Ambra Masi, Giorgio Sessa, Emanuele Spina

Discussione finale