L’antibiotico resistenza rappresenta una vera e propria emergenza che potrebbe avere conseguenze gravissime, nel 2050 si stimano dieci milioni di morti all’anno in tutto il mondo: dobbiamo intervenire, non possiamo più perdere tempo”. E’ il monito lanciato dal Professor Roberto Mattina, brillante relatore al partecipato convegno - ospitato sabato 20 gennaio al Park Hotel di Piacenza - dal titolo “Appropriatezza prescrittiva degli antibiotici e resistenze batteriche"

Dall’analisi del fenomeno alle strategie da mettere in campo, da parte di medici e pazienti, per arginarlo: tanti i punti toccati nell’apprezzata relazione del Professor Mattina - Direttore della Scuola di specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’Università di Milano - introdotto dal Presidente dell’OMCeO Piacenza Mauro Gandolfini e dal Presidente della Commissione Albo Odontoiatri Marco Zuffi. “Gli antibiotici sono stati un’arma formidabile per contrastare le infezioni batteriche, li abbiamo a disposizione da circa secolo e siamo convinti che continueranno sempre a funzionare, ma non è così - ha aperto il suo intervento Mattina -. Oggi assistiamo a tanta confusione e poca conoscenza sul mondo microbico: nell’immaginario collettivo i batteri sono visti come qualcosa di negativo, in realtà se ci abbandonassero noi non vivremmo. Siamo dipendenti dai batteri che numericamente colonizzano il nostro organismo in un rapporto di dieci a uno, ogni dieci cellule batteriche ne è presente una che compone i nostri tessuti: un utilizzo inappropriato degli antibiotici rischia non solo di colpire indistintamente la flora batterica benefica, ma anche di rendere insensibili alla terapia i batteri patogeni che provocano la malattia e dovremmo invece uccidere”.

Mattina ha passato in rassegna le caratteristiche microbiologiche degli antibiotici, elencandone vantaggi (“eradicano l’agente patogeno e portano alla guarigione clinica”) e svantaggi (“alterano il microbiota residente, inducono resistenze, effetti collaterali”): “Il trattamento antibiotico - ha spiegato -  può essere mirato, con il prelievo di materiale biologico e il successivo invio al laboratorio di microbiologia per identificare il patogeno che affligge il paziente e scegliere così l’antibiotico migliore da somministrare; questa terapia è però limitata da una serie di fattori, dalla difficoltà di raccogliere materiale idoneo, alle modalità e ai tempi corretti di invio, ai tempi dei laboratori per fornire la risposta, almeno 48-72 ore”. L’alternativa è la terapia empirico-ragionata, quasi sempre utilizzata in odontoiatria: “In questo caso stabilire la sede dell’infezione non serve per effettuare il prelievo, ma per capire se l’antibiotico che si intende prescrivere è in grado di raggiungere il tessuto o il fluido biologico dove è localizzata l’infezione; è poi necessario riferirsi a dati epidemiologici, conoscendo quali batteri sono più frequentemente responsabili di un determinato tipo di infezione e l’andamento delle resistenze, che non sono diffuse in maniera omogenea sul territorio ma a macchia di leopardo. Se il professionista è in possesso del dato eziologico e di quello relativo alle resistenze sarà in grado di scegliere nel modo migliore un antibiotico efficace per il paziente, al quale va ricordato che la terapia deve essere seguita in maniera puntuale, altrimenti non si fa altro che alimentare le resistenze batteriche”.

“Resistenze - la cui insorgenza ha tra le possibili cause l’uso eccessivo di antibiotici e il loro utilizzo non corretto da parte dei pazienti, oltre all’uso massiccio di antibiotici in campo zootecnico - che rappresentano - ha ribadito più volte il Prof. Mattina - uno dei principali pericoli per la salute pubblica e sono considerate, al pari dei cambiamenti climatici, una minaccia globale. Nella lotta a questo fenomeno medici e odontoiatri del territorio hanno un ruolo fondamentale, se dovessero aumentare ancora le resistenze si correrebbe il rischio concreto di un ritorno all’era pre-antibiotica: sarebbe una sconfitta non solo per il mondo medico, ma per tutta la popolazione”. La resistenza agli antibiotici è infatti un problema che non riguarda solo chi assume questi farmaci: “Chiunque può contrarre un’infezione sostenuta da batteri resistenti – specifica Mattina -, se non vogliamo che gli antibiotici smettano di funzionare serve intervenire a tutti i livelli portando avanti una capillare informazione sul loro corretto utilizzo, informando i cittadini sull’importanza di ricorrervi solo quando necessario, dietro prescrizione del medico, e di non interrompere la terapia; allo stesso tempo bisogna utilizzare nel modo migliore gli antibiotici disponibili per arginare le resistenze”. Se nel 2050 si stimano 10 milioni di morti all’anno, già nel 2017 in Europa si sono registrati 33mila decessi per infezioni batteriche sostenute da microrganismi resistenti, un terzo dei quali si è verificato in Italia. E il nostro Paese, insieme a Grecia e Cipro, - ricorda Mattina - è al primo posto, secondo un rapporto Oms, come percentuale di batteri resistenti. “E’ necessario – afferma il relatore - un uso razionale, appropriato, prudente degli antibiotici disponibili, purtroppo ancora oggi assistiamo ad un utilizzo indiscriminato di questi farmaci, con aumento delle resistenze batteriche e dei casi di fallimento terapeutico. Questo quadro diventa ancora più grave se si considera che all’orizzonte non si intravedono nuovi antibiotici e per almeno cinque anni la situazione resterà invariata”.

Ma cosa si può fare per arginare le resistenze batteriche? “Bisogna coinvolgere - risponde Mattina - tutte le figure che a vario titolo contribuiscono all’aumento di questo fenomeno: medici e odontoiatri sono chiamati a prescrivere antibiotici solamente quando lo ritengono necessario, informando sul corretto utilizzo dei farmaci; dal canto loro, i pazienti devono utilizzare antibiotici solo se prescritti dal medico, seguendo scrupolosamente le indicazioni ricevute. Il farmacista deve dispensare antibiotici solo su prescrizione medica, mentre il microbiologo dovrà mettere a disposizione del medico/odontoiatra il dato aggiornato sulle resistenze territoriali”. Ma non solo: “E’ importante - conclude - fare cultura e sensibilizzare i cittadini, a partire dai giovani nelle scuole, veicolando informazioni corrette. Siamo di fronte ad una emergenza per tutto il pianeta, ma il rischio di quello che potrà accadere nei prossimi anni non viene ancora percepito. Attuare comportamenti corretti rallenta le resistenze, altrimenti il baratro purtroppo è vicino: dobbiamo fare di tutto per invertire la rotta”.

L’appuntamento è stato organizzato dalla Commissione Albo Odontoiatri dell’OMCeO Piacenza in collaborazione con la CAO Nazionale, rappresentata nell’occasione dal presidente Raffaele Iandolo: “E’ lungimirante l’idea della Commissione Albo Odontoiatri di Piacenza - ha sottolineato Iandolo - di mettere insieme la componente medica e odontoiatrica nel programma di aggiornamento del proprio Ordine; si tratta di due professioni che, per certi aspetti, più passa il tempo e più diventano diverse tra di loro e vanno tenute insieme nel segno di quelle problematiche comuni che possono essere risolte lavorando in sinergia”.